S.E.C.R.E.T. by L. Marie Adeline

autore:L. Marie Adeline [Adeline, L. Marie]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858761717
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00

8

L’estate coprì la città come una spessa coperta di lana. E poiché l’impianto dell’aria condizionata del Café era sempre difettoso, l’unico sollievo dal caldo era una breve visita alla cella frigorifera. Tracina, Dell e io ci coprivamo a vicenda mentre lo facevamo, in modo che Will non ci scoprisse a sprecare aria fredda.

“Muovetevi più lentamente,” consigliò un giorno Will. “È così che facevano ai vecchi tempi.”

“Non dovrebbe essere un problema per Dell,” scattò Tracina, mentre scaricava un carrello di piatti sporchi accanto a me.

Avrei voluto incolpare il tempo per il suo umore, ma non c’era una vera correlazione. Alla radio passarono un pezzo del mio nuovo cantante hip hop preferito e alzai il volume, il che innervosì Tracina.

“Perché una ragazza bianca ascolta la musica di questo bellissimo uomo nero?” chiese abbassando il volume.

“Sono una fan.”

“Una fan? Tu?”

“Anzi, conosco piuttosto bene i suoi lavori,” dissi, trattenendo a stento un sorriso. Tracina scosse la testa e se ne andò. Alzai allegramente il volume e continuai a candeggiare i taglieri. Anche se non riuscivo affatto a immaginarmi in una marea di fan ai suoi piedi, l’emozione di quella fantasia era rimasta.

Mi assaliva il ricordo della mia pelle contro la sua, il suo viso trasfigurato dal piacere, e un brivido di eccitazione mi correva lungo la schiena. Una cosa era usare una fantasia per innescare quella sensazione e un’altra, del tutto diversa, quando quella fantasia veniva realizzata, conservata e rievocata. Era questo che rendeva S.E.C.R.E.T. così meraviglioso. Quelle fantasie creavano ricordi sensoriali che potevo conservare per tutta la vita e averle a disposizione ogni volta che mi serviva una carica. Non ero una voyeur. Ero una che partecipava.

Ma, nonostante quelle eccitanti messe in scena, avevo iniziato a fantasticare su un certo tipo di sesso che mi mancava da molto tempo. Volevo… be’, volevo un uomo dentro di me. Lì. Ammettere con me stessa che volevo qualcosa stava diventando sempre più facile.

La parte difficile era ammetterlo ad alta voce con Matilda che più tardi, quel giorno, era seduta di fronte a me da Tracey’s, in Magazine Street. Era diventato il nostro luogo d’incontro abituale, e non solo perché vicino alla Villa. La sua rumorosa atmosfera da bar dello sport rendeva facile parlare senza che nessuno origliasse.

Avevo detto a me stessa che quel giorno le avrei chiesto perché nessuno degli uomini aveva voluto farlo con me. Il mio cervello, naturalmente, l’aveva interpretato come un rifiuto: timori residui dei giorni con Scott. Lui aveva l’istintiva capacità di farmi sentire non desiderata. E poiché stavo iniziando a capire la bizzarra reciprocità che si verificava nelle fantasie, cominciavo a temere che forse non soddisfacevo gli uomini con cui ero stata, che ero, a dirla tutta, incapace di scatenare desiderio.

“Sciocchezze, Cassie! Sei molto desiderabile!” disse Matilda a voce un po’ troppo alta durante un’improvvisa pausa nella musica. Sussurrando, aggiunse: “Stai dicendo che non sei soddisfatta delle tue fantasie?”

“No! Non ho assolutamente nessuna lamentela a riguardo,” dissi. “Anzi, non finiscono mai di stupirmi. Ma perché nessuno ha voluto… capisci?”

“Cassie, c’è un motivo per cui queste fantasie non hanno previsto sesso completo,” disse.

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